Niente come gli skinny jeans ha ridotto l’idea che si ha della moda in mille pezzi. Negli anni ho imparato che la moda va a periodi, a stagioni a momenti mentre lo stile va a epoche.
Poi ci sono alcune tendenze, o anche alcuni singoli capi, che hanno una tale presa sull’immaginario collettivo da superare il confine stagionale.
Tanto che il mercato le impone per occupare la scena per un decennio, o anche di più. Questo è il caso dei jeans skinny, quei pantaloni che durante i primi Duemila (Y2K) hanno dato un senso estremo ed esteticamente orrendo alla parola aderente.
Skinny jeans: L’inizio di una relazione tossica
L’anno X fu il 2000, Hedi Slimane è il direttore creativo della linea maschile di Yves Saint Laurent, e per la collezione autunno inverno 2000 2001, l’ultima sotto la sua direzione, manda in passerella capi total black con tagli e silhouette sottili, molto sottili.
C’è da dire che in tutte le sfilate gli uomini sono magri. Ma vedendo quella sfilata si capisce che qualcosa stava per cambiare. Infatti Slimane lascia YSL, rifiuta il posto da Jil Sander e passa alla guida di Dior Homme. Il momento della rivoluzione.
Nel corso di pochi anni, fino all’addio nel 2007, Hedi Slimane inventa una silhouette maschile che non esisteva. Giacche dai tagli netti e precisi, ben avvitate su busto e fianchi, pantaloni molto stretti e stivaletti a punta.
Perché un simile look stia bene su un uomo, deve essere molto magro, meglio se emaciato, meglio ancora se adolescente in crisi con la sua identità di genere.
I modelli di Slimane sono così, creature androgine con zero curve. Lontani anni luce dagli uomini simili alle statue greche sulle passerelle di Versace, Armani e Dolce&Gabbana.
Di solito i modelli che sfilano in passerella sono irraggiungibili, e anche nel mondo al contrario di Slimane succede lo stesso. Ma le sue collezioni sono così ambite da convincere gli uomini a cambiare figura.
Persino Karl Lagerfeld, uno che non dava conto a nessuno si mise a dieta pur di riuscire ad entrare nei nuovi capi di Dior dichiarando, come fosse una ragazzina con problemi di disturbi alimentari: Il mio sogno è sempre stato quello di portare la taglia 28, che in Italia sarebbe la 42. Lo stesso fecero i Green Day, che seguirono una dieta a zona per entrare nei vestiti Dior del loro tour.
La moda skinny richiedeva una magrezza tale che spesso stava meglio alle donne, come a Nicole Kidman che indossò un abito Dior Homme alla prima del film The Hours nel 2002, o la top model Kate Moss.
Così, senza rendercene conto, la moda ci ha imposto una silhouette invece di vestirla e basta.
Ma Hedi fa di più, segue la sua passione per il rock e stringe sodalizi di moda e musica con diverse band del momento. The Horrors, The Kills, The Libertines con Pete Doherty, che sarà il suo ufficioso testimonial di punta.
Se ci aggiungi il successo di pubblico e gossip di Pete, dovuto più alla droga che alla musica, e la fidanzata dell’epoca Kate Moss, ecco nascere l’egemonia culturale.
Come succede con gli stili che fanno epoca, la tendenza arriva sulla strada. Tutti vogliono (poter) indossare l’indumento simbolo del nuovo millennio, e così il mercato più accessibile aggiusta l’offerta. Skinny jeans per tutti, per un decennio, forse due, fino a oggi che quell’egemonia è ormai scomparsa.
Skinny Jeans: Il vento dell’Est
Il vento che soffia da Est porta con se Demna Gvasalia, e fa così rumore che quasi cancella, stilisticamente parlando, il decennio precedente.
Nel 2015 Gvasalia, designer georgiano diventa direttore creativo di Balenciaga, forte del suo brand indipendente Vetements che ripensa le silhouette maschili e femminili, confondendole in nuove forme.
Niente skinny jeans, naturalmente, ma pantaloni dalla forma regolare o oversize, che cadono anche male lungo le gambe, perché l’imperativo di Gvasalia è “famolo strano” però in georgiano.
Lo scopo dunque non è più scolpire la silhouette, ma deformarla.
Le collezioni finto provocatorie di Gvasalia fanno arrivare Balenciaga sulla mappa mentale di tutti, anche di chi non ha mai sentito parlare né della maison né di lui e nemmeno di moda in generale.
Eppure il culto dell’estetica del brutto concettuale, (Miuccia Prada docet) l’ironia sarcastica e un allure post-sovietica conquistano tutti con una nuova ossessione.
Ancora una volta, ciò che succede nella moda non resta estraneo all’uomo della strada, così poco alla volta gli skinny jeans cominciano a scarseggiare, con buona pace dei magri per davvero che avevano trovato una legittimazione glamour dove prima c’erano solo pantaloni sempre troppo larghi o troppo lunghi.
Tornano i tagli regolari, come i buoni vecchi Levi’s consigliati da tutti i siti di stile e tendenze.
Oggi gli skinny jeans resistono solo fra gli ostinati; quella parte di uomini per cui cambiare idea equivale a morire e rinascere; che indossano pantaloni sempre più aderenti nonostante il proprio fisico non venga valorizzato.
Oggi, forse a causa della pandemia, le tendenze sembrano prendere altre direzioni.
Così, messe da parte le aderenze eccessive, che ieri erano cool e oggi sono volgari, vedi alla voce uomini bianchi eterosessuali con indosso jeans ultra skinny sulle caviglie che sembrano dei veri e propri leggins e che fanno rivoltare lo stomaco.
I pantaloni si allargano e si fanno strada per arrivare sugli scaffali dei negozi e finire negli armadi dei comuni mortali che hanno quantomeno un principio di logica e di buon gusto.